Sempre in lotta contro il Caporalato

Immaginate di arrivare in un paese che non vi vuole, vi rifiuta e, soprattutto, vi teme: crede che voi siate la causa della maggior parte dei suoi problemi.
Siete poveri, assillati dalla fame, ma soprattutto vi sentite e siete #soli. Fareste di tutto per non morire di fame.
Questo è quello che è successo a 45 richiedenti asilo, #pakistani e #afghani, vittime di un sistema di #caporalato che imponeva loro di lavorare 60-80 ore a settimana per una paga da fame. Sembra, infatti, che questi ragazzi finissero per guadagnare solo 250 euro al mese, di cui 200 venivano impiegati per l’alloggio.
I quattro pakistani che gestivano questo sistema #criminale sono stati arrestati, mentre sono stati #denunciati i titolari delle aziende agricole romagnole che ne hanno fatto uso.
Questo purtroppo non è un episodio isolato, siamo di fronte, invece, ad un sistema forte e diffuso su tutto il territorio nazionale, del quale l’immigrato costituisce il perno centrale e bisogna rendersi conto che non è più un problema solo del meridione: proprio per questo ci auguriamo che le attività investigative non si fermino e possano condurre alla scoperta di altri casi analoghi.
Pertanto, molto bene l’intervento delle forze dell’ordine che ha posto fine a questa vicenda, ma, come la stessa #CGIL Emilia-Romagna ha sottolineato, questo non può bastare se si vuole realmente combattere questo fenomeno. È altresì necessaria un’attività di #prevenzione che impedisca sul nascere simili scenari: perciò è doveroso dare piena attuazione alla legge contro il caporalato la 199/2016, lavorando, allo stesso tempo, per portare coloro che vengono impiegati nel sommerso alla legalità e sotto la sfera di protezione sindacale. In tale prospettiva sarebbe auspicabile puntare sui centri per l’impiego al fine di rendere trasparente il collocamento dei lavoratori.
Ancora una volta si rivela illuminante quel che diceva Sandro #Pertini: “non ci può esser vera libertà senza giustizia sociale”.