IL CILE TORNA A SPLENDERE
Articolo a cura di Ernesto Bossù, GD Terre del Sorbara.
Il 2019 è stato senza dubbio un anno ricco di proteste: da Hong Kong al Libano, passando per il Sudan e il Cile. Nel paese Sudamericano le difficoltà sono evidenti da almeno 40 anni. Il nodo principale è quello del Welfare privato, con un sistema sanitario al collasso. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, però, l’innalzamento del prezzo dei trasporti pubblici. In un primo momento solo studenti e studentesse, poi anche un milione di cittadini comuni, sono scesi in piazza, a partire da metà
ottobre del 2019, per protestare contro un sistema Liberista che dal regime di Pinochet (1973-1990) ad oggi ha privilegiato i benestanti e incentivato le disuguaglianze sociali.
Secondo la Banca Mondiale, infatti, il Cile è uno dei cinque paesi, eccezion fatta per quelli africani, con più disuguaglianze sociali. Come scrisse nel 2019 Filippo Simeone, studente magistrale di Economics and Public policy ad Unimore, e
responsabile regionale GD Emilia-Romagna per Welfare, tassazione e politiche abitative, “in Cile si vive meglio rispetto ad altri paesi sudamericani, grazie anche al commercio strettissimo e storico con gli USA, ma si vive veramente bene solo se hai un lavoro non precario, una casa di proprietà e vivi in una città”. Inoltre, aggiunge, “se sei una persona della classe medio-bassa, allora non si ha neanche una garanzia di welfare sanitario, perché è tutto appannaggio di privati e di multinazionali straniere, che fanno il bello e il cattivo tempo, soprattutto in mancanza di uno Stato che definisca le regole del mercato e faccia sentire pressioni su certi temi”.
Le proteste si sono poi tradotte in un Plebiscito, il 25 ottobre dell’anno scorso, con due quesiti. Il primo chiedeva se fosse necessaria una nuova Costituzione, il secondo se la dovesse redigere una Convenzione Mista (Convenciòn Mixta), composta da un parte di Delegati del Governo e una parte di Rappresentanti eletti dal Popolo, o una Convenzione Costituente (Convenciòn Constitucional), completamente votata dai cittadini e dalle cittadine. L’affluenza è stata attorno al 50%. Può apparire una angusta percentuale, ma in realtà è una delle più alte da quando il Cile ha un sistema Democratico. Alla fine si è imposta la Sinistra anti-liberale, che da sola è riuscita a frenare la propaganda della Destra conservatrice e filo-governativa, proselita delle politiche di
privatizzazione iniziate da Pinochet.
Il 78,28% dei cileni ha infatti barrato la casella dell’Apruebo (Approvo) rispetto alla necessità di una nuova Costituzione. Quasi il
79% ha poi scelto che la composizione dell’organo imputato a stilare la nuova Magna Carta fosse un’assemblea completamente eletta, con apposite consultazioni, e non un misto tra Rappresentanti del Parlamento e Delegati eletti dai cittadini. Si
sono tenute quindi, il 15 e del 16 maggio dell’anno corrente, le elezioni per la Convenciòn Constitucional, con un risultato a dir poco inaspettato.
Questione di Maggioranza
Dando un’occhiata ai numeri vediamo la Destra, che attualmente governa con l’intergruppo parlamentare Chile vamos (da cui poi è nato Vamos Por Chile, la lista per la Convenciòn), detenere 37 sgabelli sui 155 disponibili, con una percentuale
attorno al 24%. Segue la coalizione Comunista Apruebo Dignidad (18,1%), il gruppo indipendente La Lista Del Pueblo (16,8%), con una forte vocazione trotzkista, e poi i Socialisti, che con una minoranza Cristiana-Sociale e Liberale raggiungono il 16,1%. Complessivamente gli Indipendenti rappresentano la percentuale del 14,2% in Assemblea, con il 7% che si dichiarano Cristiano-Liberali. Infine ci sono 17 delegati dei popoli indigeni, i Pueblos Originarios (11%).
Il tavolo di Lavoro per costruire la nuova Costituzione è quantomeno insolito. Con l’ascesa del Partito Comunista Cileno e quindi della coalizione di cui fa parte, l’Apruebo Dignidad, e il notevole numero di seggi conquistati anche dal fronte anti-sistema, l’attuale maggioranza di Governo nella Convenciòn (Vamos Por Chile) si trova isolata. L’ago della bilancia è in mano agli Indipendenti e agli Indigeni, che unendosi, come probabile, ai fronti del Centro-Sinistra e della Sinistra supererebbero
il quorum dei ⅔ dell’Assemblea necessario per approvare le norme. La partita vera si gioca dunque sui contenuti, che saranno il frutto del confronto tra forze che comunque, ideologicamente, appartengono al grande mondo della Sinistra. Peraltro gli stessi partiti, eccezion fatta per La Lista Del Pueblo, Indipendenti e Indigeni, e seppur con pesi diversi (i Socialisti erano in maggioranza, i Comunisti in minoranza, il contrario di adesso), hanno condiviso un progetto di coalizione nel 2013, Nuova Maggioranza (Nueva Mayorìa), che ha portato la Socialista Michelle Bachelet al palazzo presidenziale.
Pinera e il sistema elitario sono stati sconfitti?
Indubbiamente il sentimento predominante, in Cile, è quello della soddisfazione. Queste elezioni hanno rappresentato a tutti gli effetti una svolta storica, principalmente per due ragioni. La prima è sicuramente quella di una sconfitta inedita e inaspettata dei partiti di Destra filo-governativi. Come già detto in precedenza, le politiche intraprese dal 1988 ad oggi sono state un prosieguo del Liberalismo più sfrenato, che ha avuto come fautore Pinochet, e che ha portato alla privatizzazione di tutto quanto era possibile privatizzare. Oggi il consenso è calato parecchio, sia per Renovación Nacional (CDX) sia per Unión Demócrata Independiente (DX).
Il secondo motivo racchiude in sé un valore simbolico e umano: la parità dei sessi all’interno della Convenciòn.
Difatti, il tavolo di Lavoro vedrà, per la prima volta nel paese Sudamericano, una forte partecipazione della componente femminile e speriamo che si traduca, tutto ciò, in una costante.
Certamente oggi all’interno della maggioranza occorre una riflessione profonda. Il Presidente del Cile Pinera, fino al 2017 iscritto a Renovaciòn Nacional, dopo la sconfitta ha ammesso che “i Partiti tradizionali non hanno saputo stare a fianco del
Popolo”. Parlare, però, già di sconfitta del sistema elitario, della vecchia politica e del sistema liberista è sbagliato. Il tavolo di Lavoro della Convenciòn non è ancora iniziato e gli stessi Leader del fronte anti-liberale si dicono soddisfatti ma prudenti nel
dare giudizi affrettati. Si è solo all’inizio. Il Popolo ha fatto la sua parte, ora tocca alla Politica.